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Scarti di birra: carburante del futuro per le nostre automobili

Il tema delle energie rinnovabili è, come ben sappiamo, di grandissima attualità: il consumo delle fonti energetiche tradizionali impoverisce in modo rapido le scorte disponibili del pianeta e causa grandi danni all’ambiente.

Le nuove tecnologie stanno esplorando possibilità di produzione di energia da diverse matrici organiche e, quindi, rinnovabili ed in particolare dagli scarti alimentari. La birra non poteva non finire al centro degli studi degli esperti di settore e i risultati sono davvero sorprendenti: gli scarti della birra, infatti, sono un’ottima e redditizia base per la produzione di combustibili green!

Una invenzione che sarà applicata in un lontano futuro? No, è già realtà commerciale.

In realtà, la tecnologia di produzione di carburante per automezzi risale alla metà degli anno Novanta, quando la Molson Coors avviò la prime sperimentazioni in materia, ma senza giungere ad una applicazione pratica.

Dopo circa un decennio, da agosto 2015, finalmente la DB Export, azienda produttrice di birra, ha dato il via alla vendita del Brewtroleum in 60 stazioni di servizio di Auckland.

La produzione di questo innovativo combustibile si basa sulla possibilità di estrazione di etanolo dai sottoprodotti della produzione brassicola e, nel primo step dello sviluppo del progetto, ne saranno prodotti circa 30.000 hL. Il biofuel non è utilizzato tal quale, ma viene miscelato alla benzina super in proporzione 1:9. La ragione della impossibilità di utilizzare l’etanolo puro o comunque in maggiori proporzioni  è da ricercarsi nel fatto che la maggior parte delle automobili non sono in grado di funzionare con combustibili contenenti alte percentuali di etanolo.

Il Brewtroleum garantisce un buon vantaggio per l’ambiente: infatti emette l’8 per cento meno di carbonio rispetto alla normale benzina, mantenendo però inalterate le prestazioni. Quindi presto sarà lecito guidare, pur avendo fatto il pieno di birra???