Parola ai Birrai

Davide Marinoni racconta le alte fermentazioni del Birrificio Conte Gelo!

7 birre, più le stagionali, una produzione che viaggia verso i 500 ettolitri e una crescita del 25% all’anno.

Sono questi alcuni dei numeri del birrificio Conte Gelo di Vigevano, nato dall’iniziativa della coppia Paola e Andrea (Conte-Gelo), appassionati alle birre di qualità scoperte nei loro numerosi viaggi intorno al mondo, insieme a Davide Marinoni, birraio con anni di esperienza in diversi birrifici. Proprio Davide racconta a il Giornale della Birra come è nato il birrificio, le birre e i progetti futuri.

Davide, quando è nato il vostro birrificio?

Il birrificio è aperto dal 2014; puntiamo quest’anno ad arrivare a 500 ettolitri come produzione. Faccio solo birre ad alte fermentazione. E’ un discorso di attinenza allo stile, nel senso che abbiamo aperto con quello che potevamo aprire e per fare una bassa fermentazione fatta bene devi farla in isobarico per come la vedo io. Non si puo’ rifermentare in bottiglia una bassa fermentazione. Noi abbiamo studiato il nostro birrificio tutta sulla rifermentazione in bottiglia e se devo fare una cosa fatta male non la faccio.

In più, io tengo molto al fatto che chi beve la nostra birra abbia la migliore cosa possibile pero’ nel mezzo c’è il passaggio del negozio o del pub. Per me invece la bassa fermentazione è adatta alla filiera corta.

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Come è nata l’idea del birrificio?

Sono due storie che si incontrano: Conte Gelo praticamente rappresenta i due cognomi incrociati dei finanziatori iniziali del birrificio: Andrea Gelo e Paola Conte. Loro avevano lo spazio, la capacità finanziaria e la passione per la birra; mancava l’aspetto tecnico e, quindi, hanno deciso di farsi affiancare da me; io invece sono birraio ormai da 7 anni. Tra qualche anno gradualmente, poi, subentrero’ io anche nella parte della proprietà.

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Quale il bilancio della vostra attività nel corso di questi primi anni di esperienza da imprenditori?

Ogni anno cresciamo del 25%. Il mercato adesso è molto saturo e devi essere molto bravo. Il riscontro è buono e anche a livello qualitativo mi sto prendendo delle soddisfazioni. Cerchiamo di fare il meglio possibile e mi rendo conto che c’è un miglioramento costante. Inoltre, essendo stato consumatore per 20 anni essere riuscito a portare le mie birre in alcuni locali mi ha dato molta soddisfazione.

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Quali birre fanno parte della vostra gamma attuale? Quale filosofia le accomuna?

Come birraio amo molto più le birre di facile bevuta. Detto questo, al momento abbiamo sette birre e sta arrivando l’ottava per novembre. Facciamo la Gragnola, che è una Golden Ale da 4,3% gradi con malti base e una puntina di malto Monaco. In linea di massima è una birra abbastanza snella a livello di malti. L’altra sempre di ispirazione inglese è la Cosacca: si tratta di una Amber Ale; possiamo definirla la sorella della Gragnola. Con la birra di prima ha in comune la facilità di bevuta, lo stile inglese e una gradazione alcolica sempre bassa e inferiore ai 5 gradi. Poi ne abbiamo due di ispirazione belga: una Blanche (Lucy) e una Triple (Lavalanga) e pure una Ipa (Gelo Jack) e una Rye Ipa (Valhalla). Infine, abbiamo l’Imperial Stout, la Kamchatka, che è la birra più premiata (Tappo Oro Solo Birra 2017 – Categoria Stout, Grande Birra 2017 – Slow Food – e Luppolo d’Oro BIB 2016 – Categoria Russian Imperial Stout, ndr) ma anche la meno venduta. Nel fermentatore abbiamo già la birra natalizia, come stile di partenza sarà una Dubbel. In birrificio lavora anche Antonella e lei mi ha dato una mano visti i suoi trascorsi in pasticceria. Abbiamo giocato con un pepe cambogiano, che ricorda alcune note di cioccolato, il coriandolo e le fave di Tonka che richiamano molto il marzapane.

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Quali sono i vostri progetti futuri?

Ne abbiamo due; il primo sul quale siamo combattuti è l’apertura di un locale. A me piacerebbe, ma il problema grosso è che noi siamo un birrificio territoriale; facciamo 500 ettolitri all’anno e più o meno riusciamo a venderli quasi tutti nel circondario. Se aprissi un locale qui finirei per diventare un concorrente dei miei clienti fermo restando che aprire un locale non è una cosa da improvvisare. Questa è quello su cui discutiamo; cosa che ad esempio cambierebbe se dovessimo decidere di aprire un locale a Milano, lontano da qui. Il mio secondo progetto, invece, è fare una cantina per le botti. Mi piacerebbe fare birre a fermentazione spontanea visto che abbiamo dei metri quadri che si stanno liberando qui vicino.

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